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Timidezza

Dott. Leonardo Roberti

La timidezza è il tratto che caratterizza in varia misura il comportamento improntato a esitazione, ritrosia, impaccio e pudore superiori a quanto manifestano in analoga situazione altri soggetti. Ai suoi livelli massimi si manifesta come fobia sociale, la paura di soccombere a attacchi di panico in situazioni di pubblica esposizione. Non sempre essa è da considerare una patologia; talvolta, se ben affrontata, può dar luogo ad una consapevole e fruttuosa introversione della personalità, che in tal modo diviene intensa e riflessiva.

Si stima che in occidente il 40% della popolazione soffra di timidezza. Alla radice della timidezza (sia quella manifesta, sia quella mascherata da un atteggiamento aggressivo e sicuro), c’è una bassa stima di sè: il timido non riesce a stabilire un contatto con gli altri perché non si ritiene all’altezza; gli altri , a loro volta, hanno al sensazione di essere respinti dalla persona timida, e si allontano.

La timidezza d’amore

La timidezza d’amore è una forma di timidezza cronica delle persone che non sono mai state in grado di instaurare relazioni sessuali o emozionalmente intime con altri.

La timidezza d’amore è una condizione di vita assai restrittiva. Spesso i timidi d’amore non possono sposarsi e non partecipano alle normali attività dell’adolescenza e della maturità d’incontro e corteggiamento. Spesso il timido d’amore eterosessuale è considerato a torto come omosessuale o asessuale. In alcuni casi di forte timidezza queste persone non sono addirittura in grado di portare avanti nessuna attività, per l’impossibilità di formare rapporti con gli altri. In questi casi il timido non è in grado neppure di avere un amico o un qualche tipo di supporto emotivo. In altri casi, il disturbo è riferito all’iniziale approccio con l’altro sesso con modalità solo relazionali, con difficoltà nella fase di approccio, mentre per contro questi soggetti tendono a tenere interiormente sfrenati desideri sessuali ai quali negano però l’innamoramento.